Anna Maria Montereale, Caporale EI |
Domanda:
Quando è iniziata la tua carriera e come mai questa scelta?
Risposta:
Da sempre avevo il sogno di intraprendere la carriera militare, da piccola
quando vedevo Lady Oscar mi emozionavo tantissimo.
Crescendo ho trascurato questo sogno e mi sono diplomata in ragioneria, dopo il diploma ho provato il test a medicina ma non mi “ispirava” tanto, cosicché decisi di studiare per i concorsi nell’esercito. Sognavo di intraprendere una carriera è feci il concorso da ufficiale ma ebbi solo una grande delusione, poi da sottoufficiale con un punteggio altissimo ma per un punto non superai e fu un’altra grande delusione allora decisi di partire per il VFP1 per capire se questa vita mi appartenesse o meno. Feci le visite di controllo a Bari e andò tutto bene, ricordo quando stavo dallo psicologo che mi chiese: “signorina quanti anni hai e da quanti elementi è composta la tua famiglia?” Io risposi ho 19 anni e in famiglia siamo cinque più uno, quindi sei, il cane. La dottoressa mi guardò, sorrise e mi mandò fuori.
Fui contenta perché avevo i punteggi alti e avevo conquistato questo con le mie forze. A settembre partii ad Ascoli, arrivata sono rimasta sbigottita dalla situazione, appena entrata mi sembrava di stare in un carcere, avevo paura del posto ma soprattutto avevo paura di deludere i miei genitori i quali io mi imposi per fare questa scelta, mia madre era contentissima, mio padre mi ha sempre detto rinuncia e torna, io non volevo far vedere che ero debole e quindi con tutte le forze cercavo di resistere e per ora sono fiera di questa.
Crescendo ho trascurato questo sogno e mi sono diplomata in ragioneria, dopo il diploma ho provato il test a medicina ma non mi “ispirava” tanto, cosicché decisi di studiare per i concorsi nell’esercito. Sognavo di intraprendere una carriera è feci il concorso da ufficiale ma ebbi solo una grande delusione, poi da sottoufficiale con un punteggio altissimo ma per un punto non superai e fu un’altra grande delusione allora decisi di partire per il VFP1 per capire se questa vita mi appartenesse o meno. Feci le visite di controllo a Bari e andò tutto bene, ricordo quando stavo dallo psicologo che mi chiese: “signorina quanti anni hai e da quanti elementi è composta la tua famiglia?” Io risposi ho 19 anni e in famiglia siamo cinque più uno, quindi sei, il cane. La dottoressa mi guardò, sorrise e mi mandò fuori.
Fui contenta perché avevo i punteggi alti e avevo conquistato questo con le mie forze. A settembre partii ad Ascoli, arrivata sono rimasta sbigottita dalla situazione, appena entrata mi sembrava di stare in un carcere, avevo paura del posto ma soprattutto avevo paura di deludere i miei genitori i quali io mi imposi per fare questa scelta, mia madre era contentissima, mio padre mi ha sempre detto rinuncia e torna, io non volevo far vedere che ero debole e quindi con tutte le forze cercavo di resistere e per ora sono fiera di questa.
D:
Quali sono i ricordi di Ascoli Piceno?
R:
Appena sono arrivata ricordo che stetti tutta la mattina in piedi per attendere
l’assegnazione della camera poi andammo a dormire e ci svegliammo prestissimo
per la paura di ritardare, alle 5 stavamo sveglie. Le aspettative che avevo su
Ascoli in generale non mi hanno delusa. Quando sono arrivata c’era il boom sul
caso Parolisi e mia aspettavo qualsiasi cosa, però non essendo una persona
limitata ho tentato. Ci sono persone meravigliose, che fanno il proprio lavoro
e lo fanno in una maniera incredibile. Ho trovato persone che mantengono
distante il rapporto persona/servizio, io sono una donna quando sono fuori
dalla caserma ma una donna che mantiene sempre il proprio grado e il proprio
servizio al primo posto. In addestramento sono stata 9 settimane durante il
quale ho fatto l’addestramento. Fine addestramento ci sono delle graduatorie
dove sono rientrata 30° su 500 per l’Aquila ed è stato un grande momento. Gli
alpini per me sono la massima espressione del corpo operativo, ho scelto questo
perché non volevo “morire” in un ufficio sennò rimanevo qui a Carapelle e
facevo la ragioniera visto il mio diploma in ragioneria.
D:Com’è
fatta la tua giornata tipo e quali saranno i futuri cambiamenti?
R:
La mia giornata inizia con l’alza bandiera come tutti i militari e si grida “l’Aquila”
invece ad Ascoli Piceno si gridava “Piceno”, è una grande emozione, poi si svolgono
le mansioni giornaliere oppure l’addestramento in montagna con 25Kg di zaino e
armati facendo circa 40 km a piedi ed è davvero duro. A livello psicologico
all’inizio ho avuto un vero e proprio trauma, passare dalla vita civile a
quella militare è davvero difficile, sentirsi urlare e restare inerti è dura. Poi
ti accorgi che anche loro sono persone come te e lo fanno per metterti alla
prova per capire se quella è la vita che fa per te. Ad Ascoli dove ho fatto
l’addestramento era molto severa come caserma, ora all’Aquila la morsa si è un
po’ allentata perché inizi a conoscere più gente. Quest’ anno rimarrò all’Aquila
fino a giugno perché sono in ferma prefissata di un anno, aspettando un’ altra
graduatoria che deciderà la mia permanenza nell’esercito. Le possibilità sono
poche, perché molta è la domanda, ora ritento il concorso da sotto ufficiale
con 75 posti a disposizione, ci provo perché se nella vita non tenti non sai
mai come va a finire, può darsi che sarò la 74esima.
D:
L’educazione ricevuta dai tuoi genitori è stata utile per l’esercito e cosa
dicono di questa scelta?
R:
Si davvero utile, perché i miei genitori mi hanno insegna prima di tutto a
essere umile e l’umiltà fa tanto nella vita, ti accorgi che ci sono tante
persone che non la pensano così perché guardano solo i propri interessi. Umili
significa “abbassare la testa e camminare”, ma significa anche tornare in
caserma domenica di Pasqua per fare il piantone il lunedì di pasquetta senza
farmi sostituire. Mia madre è stata sempre contenta, mio padre fino al giorno
del giuramento era nettamente contrario, poi ha capito che questa è la vita che
fa per me, infatti lui dopo il giuramento ricordo una scena commovente; mi
venne incontro con le lacrime agli occhi chiedendomi: “scusa” e gli risposi:
“grazie papà”. Tutti mi hanno detto che non sarebbe stata la mia vita, mi dicevano:
“ma non puoi essere una ragazza normale che lavora nei centri commerciali?” Io
rispondevo sempre di no. Per me è una soddisfazione aiutare il prossimo, quest’
inverno sono stata un mese e mezzo senza scendere a casa per spalare la neve e
far uscire le persone bloccate in casa, è questa è una grande soddisfazione. Su questa
cosa voglio precisare che non abbiamo percepito un centesimo in più del nostro normale
stipendio, perché si sentiva in giro che noi siamo stati pagati 75 euro al
giorno per spalare la neve e questo è una cosa falsa, abbiamo solo il nostro
stipendio mensile.
D:
Cosa sono le missioni di pace e ti ci vedi in missione?
R:
Per missione tengo a precisare che non si tratta di avere 50mila euro ma si
tratta di perdere sette mesi della tua esistenza dove tutti i giorni rischi la
vita. Io penso che molte missioni sono inutili, noi dobbiamo difendere la pace
e la stabilità nel mondo, senza avere scopi economici che possono essere
risolti attraverso la diplomazia e non con l’uso delle forza, io come soldato
sono chiamata e rispondo: “Comandi, Signorsì!” per qualsiasi cosa. Un mio amico
oggi mi diceva: ”Tu sei un sodato nel momento in cui non parli e dici comandi Signorsì”
D:
Ti piace identificarti più come soldato o come una ragazza che sta
nell’esercito ?
R:
Soldato. Per me è di fondamentale importanza essere definita così, perché con
questa parola non c’è distinzione di sesso, di razza e di lingua. Questa parola
racchiude tutto, per esempio in Afganistan non ci sono soldati americani o
inglesi o italiani si è tutti uniti, non esiste distinzione.
D:
Quante persone sono nell’esercito per l’amore della patria?
R:
Io penso che il 90% dei militari sono nell’esercito sono solo per questioni
economiche, perché l’esercito a differenza di altri posti di lavoro ti offre
anche un posto in cui dormire, magiare e vivere. Differente la scelta che fanno
le donne, una donna secondo me sceglie l’esercito non per lo stipendio ma per
la patria.
D:
Ci sono differenze tra uomo donna nell’esercito?
R:
All’inizio quando fai l’addestramento c’è uno per i maschi e uno per le femmine
e quindi c’è una distinzione in base alla potenzialità fisiche. Le istruttrici
donne che stavano li all’addestramento ci dicevano di dare il meglio, perché
dopo bisognava concorrere con gli uomini e quindi si è costretti a lavorare.
Per gli addominali un giorno ne fai 5 il giorno dopo 10 e poco alla volta
aumenti di numero. Il fisico di un uomo è diverso da quello della donna ma noi
abbiamo un cervello sicuramente più efficiente.
D:
Ti manca la tua famiglia, e le abitudini?
R:
La mia famiglia mi manca certo ma sicuramente ho preso un distacco e mi lascio
scivolare molte cose e capisco che devo iniziare a vivere da sola, in questa
vita si ha bisogno di tutti ma alcune volte ci si ritrova soli soprattutto
nelle situazioni difficili. Non mi manca nessuno a parte il mio cane Ibra con
cui ci parlo a telefono, si lui è l’unico essere che mi manca davvero. Per me
gli animali sono la cosa più importante della mia vita. Nell’esercito c’è la
sezione veterinaria ma da quello che so si tratta molto di esperimenti.
D:
Come è cambiata la tua vita sentimentale?
R:
Io e il mio ragazzo polemizziamo sempre, anche perché trovandomi in una caserma
di 600 uomini c’è una carenza di fiducia ma siccome c’è il rispetto tra noi
due, o si mettono in chiaro le situazioni oppure ognuno fa la sua strada,
questa è la mia vita, non la cambio con nessuno e a nessun costo.
Entrare nell’esercito è una scelta personale, è
una vita molto dura, ti prende a livello psicologico e quasi tutti i giorni
quando c’è da sfogarsi piango, mi sfogo con mia madre al telefono con le solite
lamentele, e mia madre che è una donna forte, e ne vado fiera di questo, mi da
sempre buoni consigli per sopportare tutto e tutti, poi mi accorgo che fanno
molto per stimolarti, se ti vedono che non dici mai no, sei sempre quella
convocata. Alle ragazze che hanno questo sogno gli dico di provarci e tentare,
l’esercito non è una scelta lavorativa è un servizio e non si può consigliare
di far fare una servizio, si può consigliare l’università, il lavoro se ce ne
uno, ma non si può mai dire a una persona: ”perché non provi l’esercito?” Al
massimo io gli farei queste domande:”Sei pronta a girare il mondo, a staccarti
dagli affetti famigliari e a non vedere nessuno per 7 mesi?” Queste sono le
domande che mi sono fatta prima di entrare nell'esercito tutti mi hanno
sconsigliato l’esercito e soprattutto gli alpini, mai nessuno mia ha detto che
io ho fatto la scelta giusta, ancora oggi persone che sono vicine mi dicono di
prosciogliermi e concedermi dagli incarichi, ma io sono forte e mi reputo pure
un po’ matta perché per fare il militare c’è bisogno di persone non tanto
normali perché una persona che sale in montagna tutti i giorni con 25Kg addosso
in più l’arma e per ben 40 km e torna a casa distrutta ma soddisfatta e
contenta di quello che ha fatto, questo lo reputo non normale.
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BELLE STORIE
RispondiEliminaSono rimasta senza parole, ho provato soltanto una forte emozione,queste parole mi hanno dato ancora di più la forza di inseguire il mio sogno!
RispondiEliminaTi ringrazio Arianna, segui il tuo sogno anche a costo di mettere in bilico la tua vita, ma solo cosi puoi dire di aver vissuto davvero una vita! Matteo P.
EliminaThank you, follow your dreams